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Gandhi non guidò solamente il movimento di liberazione dell’India. Lavorò anche per cercare una via indiana alla democrazia. Per questo motivo elaborò un concetto di nazione inclusivo e basato sulla consapevolezza morale e politica di ciascun individuo. Secondo la sua dottrina, questo rendeva possibile creare una democrazia dal basso. Tale concezione si espresse soprattutto attraverso il cosiddetto “programma costruttivo”, in cui Gandhi si impegnò ininterrottamente dalla metà degli anni ’20. Fu attraverso la condotta esemplare e attraverso le azioni esemplari (fra queste la quotidiana filatura del cotone indigeno) che Gandhi comunicò la sua visione anche a quanti erano esclusi dalla sfera pubblica.
Come evidenziato nella mozione, presentata insieme a Nehru nel 1931, approvata all’unanimità dal Congresso Nazionale Indiano, Gandhi era favorevole alla democrazia rappresentativa, ma con una forte accentuazione sulla partecipazione politica, che poneva al centro dello Stato la società civile. A questa sua concezione della democrazia, che insiste sulla società civile, possiamo oggi guardare con interesse anche in Occidente, dove la disaffezione nei confronti della politica e dei partiti politici è dilagante.
Interviene l’autrice Simonetta Casci.
Libro di cui si parla:
Simonetta Casci, Gandhi, una vita per la non-violenza e la democrazia, Mimesis Edizioni, Sesto San Giovanni (MI) 2023.
Si ripercorrono le tappe significative della vita di Gandhi, spiegando i concetti che sono alla base della sua filosofia.
